Traduzione e cura di Riccarda Novello
Introduzione di Elfriede Jelinek
Come dice di lei Elfriede Jelinek, sua ammiratrice, Elfriede Gerstl, grande poeta austriaca (1932 - 2009), scriveva con l'incorruttibilità di chi non ha nulla da perdere, perché in effetti tutto ha già perduto e quindi tutto ha già vinto.
Esistono, davvero, nella realtà e non solo nella letteratura, città magiche che sanno amare le persone e a Vienna appartiene Elfriede Gerstl, una grande, autentica poeta, che scriveva una “lingua tedesca” assolutamente originale, e profondamente legata al “dialetto” viennese, una figura aggraziata che la città di Vienna ha ricambiato di uguale affetto, riconoscendole il valore che le spetta nel panorama letterario del secondo dopoguerra. Perché Elfriede Gerstl era anche e soprattutto un’autrice ricca di intelligenza e di saggezza, che sapeva avvalersi dell’ironia per interporre un velo tra sé e il mondo, ma sapeva anche accostarsi alle cose, alle persone, alle parole con amore e con profonda saggezza.
Traduzione e cura Maria Pertile
Maria Mercè Marçal è tra le voci più potenti della poesia catalana del secondo Novecento. Desglaç-Disgelo, l'ultimo suo libro di versi (pubblicato sia da solo che nel volume Llengua abolida di cui costituisce la sesta parte), è il testamento poetico dell'autrice e contiene la ricapitolazione della sua esperienza umana. Due sono i motivi che provocano il "disgelo" e due i temi della raccolta: la morte del padre e l'amore per la donna, fina amor, a cui viene offerta in dono e dedicata la raccolta stessa.
Traduzione e prefazione di Tina D'Agostini
Durante la sua breve vita, Annemarie Schwarzenbach viene chiamata l'angelo inconsolabile, l'angelo devastato. La fotografa Marianne Breslauer, che in seguito la ritrarrà così spesso, scattando delle fotografie indimenticabili, racconta così il suo primo incontro con lei: "se mi avessero detto che era l'arcangelo Gabriele e che mi trovavo davanti al paradiso, ci avrei creduto. Non sembrava né una donna né un uomo, ma un angelo, un arcangelo, così come io mi immagino un arcangelo". La grande viaggiatrice Ella Maillart, che intraprenderà un viaggio in Afghanistan con lei, vuole aiutarla a tutti i costi a uscire dalla droga e dalla tristezza, sentimento che lei assimila alla "tragica grandezza dell'androginia", come dice nel libro scritto sul loro viaggio, La via crudele; ma senza alcun esito.
Carson McCullers, invece, tormentata allo stesso modo, e follemente innamorata di Annemarie, troverà in lei una fonte di ispirazione e le dedicherà Riflessi in un occhio d'oro.
Grandissima è la tristezza che pervade l'animo di Annemarie e altrettanto grande il desiderio di trovare la felicità, il senso della vita. Eppure è bellissima, ricca, colta, affascina tutte e tutti, ma molti non comprendono la sua carica autodistruttiva, scaturita in buona parte dal suo fatale rapporto con la madre.
Annemarie è una donna molto amata, ma non è in grado di riamare. Erika Mann sarà sempre la pietra di paragone per qualsiasi donna cerchi un rapporto con lei, ma proprio Erika sarà l'unica a non darle quell'amore che desidera e che suscita.
La prima monografia su Cristina Campo (Bologna 1923 - Roma 1977), scrittrice tra le più appartate della letteratura del Novecento, di straordinaria raffinatezza e di sconfinate letture.
Traduzione e postfazione di Emanuela Cavallaro
“Dio parla lingue straniere? Può capire gli stranieri? Oppure gli angeli siedono in cabine di cristallo e traducono?”
La favola del bambino che cuoce nella polenta viene raccontata alla piccola protagonista di questo romanzo per esorcizzare la sua paura più grande, per sostituire ogni volta che il terrore dilaga il suo incubo più minaccioso con uno ancora più spaventoso. E cosa può temere una bambina che con la sua famiglia vive una vita piena di avventure e di emozioni all’interno di un circo? Forse che la madre durante un’esibizione precipiti nel vuoto in cui ondeggia ogni sera. Forse che il padre rivolga quelle attenzioni troppo particolari non più solo alla sorella maggiore. O forse che il perpetuo girovagare da una città all’altra, da uno stato all’altro non abbia mai termine e che la casetta tanto sognata, in cui potersi finalmente fermare, non venga mai raggiunta.
La giovane protagonista osserva e riferisce con naturalezza e spontaneità le tragedie che si consumano nella sua vita, libera da toni moraleggianti e di condanna, ed affronta leggera temi come la morte, l’abbandono, la religione non senza una nota di mordace ironia, in una prosa semplice ed immediata, intensa e dirompente.
Traduzione e postfazione di Emanuela Cavallaro
Traduzione di Giorgia Sensi
Cibo sesso e Dio - i temi ricorrenti della narrativa di Michèle Roberts - tornano in questa riscrittura parodica delle vite di sante della Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine; riscrittura che non dimentica Freud, facendo dell'attrazione amorosa tra padre e figlia il filo conduttore che attraversa tutto il romanzo.
Vite di sante impossibili, raccontate con toni ora drammatici, ora comici, macabri o grotteschi, si alternano ai capitoli della viata di Josephine, che verrà dichiarata santa solo dopo aver capito che per trovare Dio non deve cercare la rinuncia, ma il piacere. Storie sospese fuori dal tempo e dallo spazio, in una suggestiva contaminazione fra antico e moderno fusi dalla scrittura sontuosa, poetica, coinvolgente di una delle più grandi tra le scrittrici inglesi di questi anni.
Traduzione e intervista all’autrice di Giorgia Sensi
Traduzione di Giorgia Sensi
Postfazione di Ornella De Zordo
L'intreccio di Lo scambio ruota attorno a un segreto la cui remota esistenza condiziona oscuramente fatti e situazioni. Il genere della detection innesta le sue riconoscibili strategie su quelle dominanti del romanzo storico e del romance, a produrre un ibrido narrativo che si conferma la cifra della scrittura di Michèle Roberts.
Traduzione e postfazione di Monica Pavani
Per Dora - che è su un treno che la porta in un paesino del sud d’Italia, al capezzale del padre morente - l’incontro con un uomo sconosciuto sembra essere l’avvenimento che cambierà la sua vita oppure, forse, “non è successo niente”
Mentre è in viaggio verso il padre morente, Dora incontra sul treno un uomo mai visto prima, Francesco, e, una volta che la corsa si arresta a causa di un suicida che si è buttato sui binari, decide di scendere a Prato dove vivrà con lui un’avventura amorosa a suo modo importante, di cui tuttavia non si intuisce la destinazione: finirà nel nulla o diventerà la storia della sua vita?
Non è certo un caso che la protagonista intraprenda un viaggio verso l’Italia meridionale, e per di più in treno. Ciò implica innanzitutto il passaggio repentino da una vita regolata e prevedibile al caso più imponderabile.
Su quel treno anche la narrazione subisce dei sussulti che la scuotono dal suo andamento lineare, mentre Dora sembra solo assistere e lasciarsi condurre verso qualcosa che sarà solo la vita a decidere.
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