Traduzione e cura Maria Pertile
Maria Mercè Marçal è tra le voci più potenti della poesia catalana del secondo Novecento. Desglaç-Disgelo, l'ultimo suo libro di versi (pubblicato sia da solo che nel volume Llengua abolida di cui costituisce la sesta parte), è il testamento poetico dell'autrice e contiene la ricapitolazione della sua esperienza umana. Due sono i motivi che provocano il "disgelo" e due i temi della raccolta: la morte del padre e l'amore per la donna, fina amor, a cui viene offerta in dono e dedicata la raccolta stessa.
Traduzione e prefazione di Tina D’Agostini
Con una biografia dell'autrice di Charles Linsmayer
La Persia, "dove la tristezza prospera come i melograni", non è, per Annemarie Schwarzenbach, solo un paese straniero ed esotico, è lo scenario di tutte le dissonanze possibili: cromatiche, psicologiche, storiche, spaziali.
Un'alta valle vicino a Teheran, nella quale Annemarie Schwarzenbach si era recata, insieme all'uomo che aveva appena sposato, il diplomatico francese Claude Clarac - matrimonio alquanto particolare, date le tendenze omosessuali di entrambi -, diventa il fulcro della narrazione di La valle felice.
Ma di felicità non vi è traccia in questo testo. La valle fa da sfondo ad un io profondamente infelice, devastato, malato di nostalgia, che si lascia andare al "rapido sollievo" della droga, chiamata anche "la mano che scende dalle nuvole", e che cerca un breve momento di felicità con Jalé, una giovane turca. Un Io che ha perso ogni punto d'appoggio e che vede intorno a sé solo un paesaggio nudo, impietoso, troppo vasto. Un io frammentato che cerca disperatamente di ricomporsi, così come cerca di ricomporre il mondo intero che sta franando. E' anche, in definitiva, un io profondamente ambiguo, definito al maschile ma che ha ben pochi tratti virili; si tratta anzi di una virilità dalle cui crepe emerge costantemente il carattere femminile della voce narrante.
In questo volume è pubblicata anche una biografia dell'autrice scritta da Charles Linsmayer, il curatore della riedizione svizzera di La valle felice (versione definitiva, approvata dall'autrice, di Morte in Persia)che, col suo successo, ha fatto di Annemarie Schwarzenbach un'autrice di culto in Svizzera, Germania, Francia.
Traduzione e postfazione di Tina D'Agostini
Poco alla volta emerge dal passato la storia, reale o immaginata, del tormentato legame tra due ragazze, una zingara e un'ebrea, unite dalla comune emarginazione.
All'arrivo di una nuova paziente, che le ricorda l'amica di un tempo, Anna, inserviente in un albergo-casa di cura svizzero, rivive il rapporto d'amore che l'ha legata a una compagna di collegio.
La vicenda ci viene rivelata per illuminazioni successive che un poco alla volta fanno intuire l'accaduto o più esattamente quella che la narratrice ritiene essere la verità di una storia in cui realtà e immaginazione, o incubo, si fondono, evocate con linguaggio crudo e forte.
Traduzione e postfazione di Brunella Servidei
Renée Vivien - poeta, ribelle, Saffo '900 - viene prendendo corpo attraverso la visione che hanno altri di lei, o forse sarebbe meglio dire: che danno di lei. La sceneggiatrice Sara T. ne segue le tracce a Parigi, nelle biblioteche e nei musei. Il quadro che ne esce è di una poeta femminista ante-litteram, di una sensibilità estrema, che visse alla mercé della passione per Natalie Clifford-Barney, detta l'amazzone. Vita e letteratura si mescolano in Renée Vivien.
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